Le Consigliere di Parità della Provincia di Ancona (Bianca Maria Orciani), di Ascoli Piceno (Paola Petrucci) di Fermo (Alessandra Cognigni), di Pesaro-Urbino (Romina Pierantoni) in occasione della Festa del lavoro esprimono grande preoccupazione per la condizione lavorativa delle donne nella Regione Marche.

A detta delle Consigliere, “la ripresa occupazionale a trazione femminile che sembra caratterizzare la nostra Regione nel corso del 2022 non deve indurre ad abbassare la guardia”. Secondo le elaborazioni dei dati Istat nelle Marche l’occupazione nel 2022 è cresciuta di un +3,7% rispetto al 2021 con 639mila occupati in più, mentre la disoccupazione registra un -5% rispetto a 2021 con 42mila disoccupati in meno. In particolare, la crescita dell’occupazione femminile è stata del 5,7% più del doppio di quella maschile (2,1%), vale a dire 15.237 occupate donne in più rispetto agli 7.462 uomini. Anche la partecipazione al mercato del lavoro sembra restituire una realtà più rosea rispetto al passato con un calo delle donne in cerca di occupazione inferiore a quello degli uomini (-6,3% contro -15,5%) e una diminuzione del numero delle donne inattive di quasi il doppio rispetto agli inattivi di sesso maschile (-9,5% contro -5,0%).

Una fotografia che secondo le Consigliere di Parità per quanto rassicurante non deve indurre ad abbassare la guardia sulla condizione del lavoro femminile nella nostra Regione. Non solo siamo in presenza di una crescita lenta rispetto alla media europea, ma occorre domandarsi se dietro la ripresa non si celi quel deterioramento anche qualitativo della componente femminile del mercato del lavoro segnato dall’aumento del lavoro autonomo, dalla diminuzione del lavoro dipendente, stabile e a tempo pieno, a favore di contratti temporanei/precari.

Soprattutto, nel lungo periodo, i dati evidenziano uno svantaggio strutturale delle donne rispetto agli uomini nella nostra regione. Le donne marchigiane continuano ad essere retribuite di meno, hanno minori opportunità di fare carriera o di conseguire posti di lavoro a tempo indeterminato. Una condizione su cui pesano non solo percorsi formativi segreganti, quanto le difficoltà di conciliare lavoro e cura familiare.

Precarietà lavorativa, economica e sociale costringono le donne in un circolo vizioso, obbligandole alle c.d. pratiche di accontentamento che consolidano le diseguaglianze, favoriscono le discriminazioni, i ricatti e le violenze sul luogo di lavoro di cui si parla ancora troppo poco.

Secondo le Consigliere di Parità, un aspetto centrale nella promozione dell’occupazione femminile è costituito dall’accessibilità dei servizi per l’infanzia e lo sviluppo della rete educativa tra 0 e 6 anni. Oltre a rappresentare il primo tassello delle politiche di contrasto alla povertà educativa, l’estensione di asili nido e scuole per l’infanzia è un supporto anche alla partecipazione femminile al mercato del lavoro. Allo stesso modo, vanno potenziati i servizi di welfare per liberare le donne dal disagio della doppia presenza, sapendo, tuttavia, che ciò non basta. Occorre abbattere gli stereotipi e il sessismo di cui è intriso il nostro Paese che continua a considerare le donne “fattrici” e a delegare alle donne il lavoro di cura famigliare, limitandone così, la libertà di scelta, le potenzialità e le possibilità di inclusione nella società attiva.

Per questo occorre che la politica si faccia carico di azioni autenticamente orientate alla parità che non strizzino l’occhiolino a modelli patriarcali di vetusta memoria.