Disobbedienza grammaticale è la prima cosa che ho pensato quando ho letto la breve nota (che è di fatto un ordine) con cui da Palazzo Chigi viene stabilito che “l’appellativo da utilizzare” è “Il Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giorgia Meloni”.

Niente, proprio non riescono ad adeguarsi, neanche dopo i tanti pronunciamenti e quanto asserito anche dall‘Accademia della Crusca circa l’uso del linguaggio di genere.

Pensare che nel 1987 fu la Presidenza del Consiglio che cokmissionò ad Alma Sabbadini llo studio su”il sesssismo nella lingua italiana” che conteneva le Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana.

Sono trascorsi 35 e molti sono stati i tentativi di adeguamento della linguia italiana ai cambiamenti della società all’insegna del ciò che non si nomina non esiste con progetti molto interessanti come quelli sulla toponomastica e tanti altri.

Il problema è stato addirittura esteso andando oltre al concetto binario del genere proponendo di usare l’asterisco (*) oppure mettendoci una pezza con lo schwa (Ə) per aumentare l’inclusività.

Ebbene, non abbiamo capito nulla…

Temevamo la presenza di Pillon in Parlamento e abbiamo rabbrividito alla nomina della Roccella e, invece, le nostre preoccupazioni per la chiusura nei confronti delle tematiche di genere e di quelle sull’orintamento sessuali sono state abbattute dal Presidente Meloni che in campagna elettorale sbandierava il suo essere donna e poi ha scelto di essere chiamata al maschile portando il gender fluid a Palazzo Chigi.

La prima donna a capo del Governo (non chiamatela Premier perché ancora la riforma presidenziale non l’hanno fatta) e neanche lei riesce ad essere serena e sceglie di fingersi un uomo nascondendosi dietro le parole.

Poiché la libertà è un valore sacrosanto ed inviolabile ogni persona può scegliere di farsi chiare come vuole. Basta con appellativi, maschili o femminili imposti, chiamiamoci come vogliamo!

…È questo il messaggio, facciamocene una ragione...

Piuttosto propongo a tutte le persone che credono nella libertà di praticare la disobbedienza grammaticale, scegliendo il genere che vogliono sia usato nei loro confronti e di firmarsi con l’appellativo che preferiscono!

Signor Paola Petrucci, da oggi chiatemi così