La chiamerò Maria per renderla meno riconoscibile e scrivere la sua storia che non avrei voluto raccontare.

Si tratta di una delle tante donne, più o meno giovani, che si rivolgono a me quale Consigliera di Parità per problemi legati al mondo del lavoro ed al loro essere donne.

Maria è una delle poche che hanno trovato un lavoro retribuito il giusto (è più appropriato dire non sottopagata perché di giustizia ne vedo sempre poca) e che si ritiene fortunata in attesa di una vita più stabile.

Con mille stratagemmi l’azienda le ha proposto contratti a termine ripetuti dopo pause strategicamente lunghe o cambi di azienda per evitare l’obbligo di una trasformazione in contratti più solidi e duraturi.

Ha assistito, per anni, ai ricatti subiti dalle colleghe che si sono viste confermare i contratti solo dopo lunghi periodi di sacrifici, di attese, di fidanzamenti e di convivenze nascoste. Colleghe che, arrivate alla gravidanza, si sono viste precluse tutte le future prospettive lavorative con mancati rinnovi o con strategiche chiusure di ramo di azienda e la conseguente disponibilità di lavoro solo a troppi chilometri di distanza.

Più di una volta si è presentata nel mio ufficio per chiedermi come fare per risolvere a proprio favore la situazione lavorativa ma, ogni volta, qualche abile cavillo contrattuale non l’ha aiutata.

Le sono accadute anche cose belle come l’essersi innamorata di Marco (anche questo nome di fantasia) ma, consapevole del rischio, ha subito detto di non volere gravidanze perché il tempo della stabilizzazione poteva essere vicino e non poteva permettersi di perdere quell’occasione tanto attesa.

Infatti questo tempo è finalmente arrivato: nuovo e definitivo contratto che ha comunque un periodo di prova da superare. Me lo comunica con un messaggio festante all’inizio di ottobre ed io gioisco per lei: finalmente la sua vita troverà la tanto attesa stabilità.

Però, nelle storie c’è sempre un però, a Natale Maria riceve un regalo inaspettato: scopre di essere incinta… sarà stata l’euforia o un momento di disattenzione ma il responso è certo, lo stato di gravidanza è certificato.

Maria ha avuto un tuffo al cuore: il periodo di prova era in corso e malgrado conteggi su conteggi si è resa conto che non avrebbe mai potuto nascondere questa gravidanza iniziata durante il periodo di prova…

Maria non ne ha parlato con nessuno, non lo ha detto alla sua famiglia e neanche al suo compagno, non mi ha chiamata per consigliarsi come spesso faceva.

Si è chiusa nel suo dolore con il calendario che scorreva inesorabilmente e che non le concedeva tempo e, alla fine, ha deciso. Ha preso un giorno di ferie e, lontano dagli occhi e dagli affetti, ha portato a termine la scelta più dolorosa della sua vita: ha dovuto scegliere tra un figlio e il lavoro sicuro.

Lunedì scorso le è arrivata la tanto attesa conferma, è stata chiamata negli uffici ed ha firmato il suo nuovo (ed ultimo) contratto di lavoro senza data di scadenza, a conclusione del periodo di prova.

Come spessissimo capita in queste occasioni mi ha cercata dandomi la notizia in un messaggio con cui mi chiedeva di vederci.

Ci siamo viste nel tardissimo pomeriggio e lei è scoppiata a piangere dicendomi ho il lavoro ma ho pagato un prezzo altissimo, un prezzo che mai nessun lavoro potrà ricompensare.

Fino a poco prima di incontrare Maria ero una delle tante donne indignate per le vergognose parole che sono risuonate martedì nell’aula del Consiglio Regionale delle Marche come:

“La battaglia per il diritto ad abortire è retroguardia. Oggi la battaglia da fare è quella per la natalità” affermato da Carlo Ciccioli, capogruppo di Fratelli d’Italia.

“Noi applichiamo la legge e difendiamo i valori della famiglia” affermato da Jessica Marcozzi, capogruppo di Forza Italia.

“Forse quando si parla di diritto bisognerebbe prestare attenzione. Quella all’aborto è più una facoltà, un’opzione che una donna ha all’interno di un problema così complicato” affermato da Filippo Saltamartini, assessore alla Sanità in quota Lega.

Ora si aggiunge che non riesco a dormire pensando a Maria e a quanto male stanno facendo dei politici incompetenti alle donne negando l’evidenza dei fatti e le difficoltà della vita.

Maria ha dovuto dolorosamente scegliere perché in questa società neoliberista accade che:

  • se sei incinta non ti rinnovano il contratto
  • se hai già un lavoro sicuro dovrai spesso supplicare per accedere a tutto ciò che nel tuo diritto per crescere tuo figlio
  • se il padre deciderà di chiedere il congedo parentale verrà discriminato al pari di una qualsiasi madre perchè fare il padre non è riconosciuto come un diritto/dovere (così come non è riconosciuto veramente il diritto/dovere alla maternità)
  • perchè l’accesso agli asili nido e alle altre strutture di supporto è difficile
  • perchè se scegli di fare la madre pensando di riaffacciarti al mondo del lavoro tra qualche anno nessuno ti vorrà più dare un posto di lavoro

Signori e signore che avete parlato senza sapere, sputando sentenze dalle vostre posizioni dorate, ricordatevi che:

  • la denatalità va combattuta con adeguate azioni di politica economica a sostegno dei genitori e della società
  • che le donne devono essere realmente libere di scegliere delle loro maternità affiancate da personale qualificato che le accompagna senza giudicarle
  • che la Legge 194 continua ad essere disapplicata sia per l’obiezione di coscienza (e di struttura) che per le carenze dei Consultori
  • che servono servizi e risposte reali
  • che non possono e non devono essere le donne a pagare