Perché sono qui ora davanti a questa tastiera, e con la gatta che ci cammina sopra, a ricominciare a scrivere per me anche se, in fondo, non scrivo mai veramente per me, scrivo perché ci credo.

Posso partire proprio da questo, posso iniziare dalle cose in cui credo.

Credo nella giustizia e nell’equità esattamente nei termini in cui le descrive l’articolo 3 della Costituzione Italiana ”Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” e, quindi credo nel diritto/dovere alla cittadinanza come partecipazione attiva alla vita di un paese.

Credo nella capacità di crescere e migliorare di ciascun individuo che si traduce nell’importanza di un’educazione coerente e basata sulla testimonianza che spinge a tirar fuori il meglio di se da ciascuno a prescindere da età e ruolo.

Credo nelle battaglie di principio finalizzate a costruire e realizzare mentre sfuggo dai movimenti contro qualcuno o qualcosa perché ritengo che lo scopo deve essere sempre quello propositivo del costruire.

Credo nel lavoro costante e tenace a prescindere dalle possibili soddisfazioni conseguenti…tante volte ho sostenuto persone che poi mi hanno detto “Dio te ne renda merito”, ecco, io non cerco il merito.

Credo nelle regole, costruite e condivise che agevolano la partecipazione quale elemento imprescindibile per la democrazia e la cittadinanza.

Credo che siamo tutte e tutti chiamati a fare la nostra parte cominciando nel cambiare noi per sperare in un conseguente cambiamento di chi riusciamo a contaminare.

Credo nella testimonianza costante e coerente dei valori intrinsechi nelle persone che devono essere riferimento nell’agire quotidiano.

Potrei continuare ma ritengo sia superfluo, chi mi conosce non habisogno di altre parole mentre gli altri sono invitati a conoscermi attraverso i miei scritti ed i miei video.

Prima di tornare alla domanda iniziale “perché sono qui ora” faccio alcuni bvrevi riferimenti alla mia vita per rendere più comprensibile il tutto.

Sono stata sempre impegnata nel volontariato e nell’educazione di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, adulti per profonda convinzione e spirito di servizio.

Ho sempre partecipato attivamente nella società a partire dai Decreti Delegati a scuola che hanno coinciso con il mio ingresso alla scuola superiore e che mi hanno accompagnata anche dopo nel mio ruolo di madre fino alla recente maturità di mio figlio.

Ho cominciato a lavorare subito dopo il diploma e ho avuto diversi incarichi in Confindustria conciliandoli con la mia attività di volontariato e sperimentando sulla mia pelle la difficoltà di una donna che lavora in ambienti prettamente maschili e ricopre più ruoli contemporaneamente.

La prima volta che mi proposero di candidarmi, a sindaca della mia città, fu nel 1995 ed io rifiutai per molteplici motivi legati ai miei impegni ma, soprattutto, perché non mi sono mai ritrovata nelle dinamiche dei partiti: il mio impegno politico si realizzava nel quotidiano facendo educazione e volontariato perché educare è la prima azione politica possibile.

Da allora mi hanno tiratao per la giacca in molti, da più parti ma non ho mai voluto farmi coinvolgere da una politica che non mi appartiene, basata sul potere, lontana dal mio modo di essere e dalle cose in cui credo e che ho continuato a cercare di modificare interagendo con le istituzioni in modo propositivo ma sbattendo spesso contro muri di gomma.

L’ultimo grande muro di gomma contro cui mi sono imbattuta è stato quello eretto dopo il 24 agosto 2016, data in cui sono state sconvolte vite e territori mentre la politica ha continuato imperterrita nel suo metodo.

Ho prestato servizio nel 1980 in Irpinia, appena maggiorenne, e poi, con diversi ruoli, nel 1997 in Umbria e Marche, nel 2002 in Molise, nel 2009 in Abruzzo e nel 2012 in Emilia Romagna ma, se prima ho trovato approssimazione e incompetenza che si sono andate colmando, quattro anni fa ho trovato un muro di gomma.

Questa amarezza mi ha accompagnata in questi anni portandomi alla consapevolezza che il metodo va cambiato profondamente, che si deve ripartire dall’ascolto e dalla partecipazione.

E siamo così arrivati al perché sono qui: quando mi hanno inviato il manifesto di Dipende da Noi (lo trovate qui) l’ho subito sottoscritto con entusiasmo e mi sono ritrovata con persone con cui ho condiviso parte dei miei percorsi passati.

Sono qui a scrivere perché Dipende da Noi è esattamente la risposta che già risuonava in me da tempo e così mi sono dedicata anima e corpo a questo progetto mettendoci la faccia e coordinando i dibattiti online che abbiamo realizzato durante la chiusura per covid.

È per questo che, quando è stato il momento, non mi sono tirata indietro ed ho risposto eccomi alla richiesta di candidarmi al consiglio regionale per il movimento di impegno civile Dipende da Noi.

Oggi, anche se quella delle Consigliere di Parità è una nomina tecnica, ho comunicato questa decisione alla Consigliera di Parità Nazionale e alla Regione Marche annunciando la mia decisione di autosospendendomi dal ruolo di Consigliera di Parità per la Regione Marche per correttezza e chiarezza ma garantendo comunque che continuerò a seguire i casi in essere anche nel periodo di autosospensione per evitare ulteriori problematiche alle lavoratrici ed ai lavoratori coinvolti.

Ritengo che il lavoro da me svolto fino a questo momento non è più sufficiente e che ciascuno di noi deve essere testimone di un percorso di partecipazione per un superamento delle diseguaglianze in un’ottica di coopetizione possibile.