Perdere la memoria è terribile ed il primo effetto devastante dell’Alzheimer che, con tempi diversi, distrugge la persona rubandogli i ricordi.
Ho sperimentato gli effetti di questa malattia su mio padre che, dopo la diagnosi, è vissuto ancora ventanni e con il quale, nei quindici anni precedenti, ho condiviso lavoro ed ufficio.
Il primo èffetto è un’amplificarsi del carattere e delle sue caratteristiche quindi l’essere buoni si trasforma lentamente nell’essere ingenui e poco accorti; la determinazione scivola verso la testardaggine.
Un percorso inesorabile in cui tutto viene amplificato compresa la concezione del tempo e quibndi la memoria e la perdita delle piccole certezze legate al quotidiano come il perdere gli oggetti.
Secondo Sigmund Freud il perdere gli oggetti è opera dell’inconscio che, in qualche modo, ce ne allontana con un processo di rimozione.
Quello che ho avuto modo di osservare in mio padre è stato proprio questo: un lento processo di rimozione a fronte di tante situazioni che non avrebbe voluto vivere, tante delusioni per un uomo profondamente onesto eche credeva nella parola data e che si è scoperto tradito, forse anche pechè la sua bontà si stava trasformando in ingenuità e questo è un lusso che non pissiamo permetterci.
Sono convinta che sia stato questo processo di rimozione ad aver scatenato l’alzheimer in mio padre che ha cominciato a perdere la memoria, poi la capacità di pensare e di ragionare fino a perdere del tutto ogni capacità decisionale.
Lo abbiamo visto spegnersi e consumarsi lentamente caparbiamente attaccato alla vita, docile ed affettuoso come un bambino che necessitava di ogni cura, di essere imboccato, lavato vestito…
L’immagine di mio padre e dell’alzheimer mi si è riproposta chiaramente in questi giornio osservando il mondo che mi circonda.
Ho visto persone in giro come se nulla fosse accaduto in questi lunghi mesi di chiusura, come se nulla fosse cambiato nelle vite di tanti e come se i tanti morti che abbiamo avuto non avessero valore.
Sto assistendo ad una sorta di alzheimer collettivo che segue esattamente il percorso che ho vissuto con mio padre e che riconosco in ogni passaggio.
Il nostro essere diversi in questi mesi non è stato altro che un’esaltaione dei nostri caratteri: chie era già duro si è indurito maggiormente, chi era generoso si è dnato con entusiasmo, chi era timoroso o diffidente è scivolato nel complottismo.
Si, questo periodo ci ha cambiati ma non ci ha regalato nulla di nuovo e, oggi, stiamo perdendo la memoria, stiamo rinuovendo il periodo che abbiamo vissuto.
Quali saranno i passi succesivi?
Come per i malati di alzheimer perderemo la capacità di pensare e poi quella ddi ragionare fino a perdere le nostre capacità decisionali e, a quel punto, saremo in balia di chi, invece, è riuscito a rimanere lontano da questa malattia collettiva.
Ancora di più oggi dobbiamo avere consapevolezza di ciò che è accaduto e di quanto potrà succedere se noi non faremo la nostra parte nella consapevolezza profonda che dipende da noi.
Se per l’alzheimer non è stata ancora scopera una cura, anche se la diagnosi precoce ne rallenta il decorso, per questo delirio collettivo che stiamo vivendo il rimedio esiste.
Cominciamo dalle piccole cose a riprendere consapevolezza della nostra vita, ricominciamo oggi 2 giugno a fare memoria della capacità di reazione e di rinascita.
Oggi, come in ogni compleanno che si rispetti, facciamo i nostri propositi per il futuro e ripetiamoci con determinazione che il cambiamento dipende da noi.