Donne e lavoro nelle Marche è il titolo dell’iniziativa proposta da CGIL, CISL e UIL nella Regione Marche per presentare i risultati di un’indagine svolta con l’Università politecnica delle Marche per analizzare il lavoro delle donne nella regione.

Sono onorata di aver patrocinato l’iniziativa come Consigliera di Parità regionale e d’intervenire per un saluto all’apertura dei lavori.

Del corso della mattinata acquisiremo i dati relativi alla condizione lavorativa delle donne nella regione e faremo i dovuti confronti con il lavoro dell’uomo evidenziando le disparità e le discriminazioni che le donne subiscono.

A prescindere dalla doverosa analisi quantitativa dei dati ed alla lettura qualitativa degli stessi che delinea i profili di ricerca ed i percorsi da seguire c’è un grande vincolo che non possiamo sottovalutare: il pregiudizio o, se preferite, gli stereotipi.

Le nuove generazioni, ancora oggi malgrado l’evoluzione dei tempi, crescono e formano le loro coscienze in una realtà permeata da stereotipi che, nel tempo, sono stati costruiti e che, invece, alle origini non c’erano.

Un esempio per tutti è quello di Lisistrata, protagonista della commedia di Aristofane che, nel 411 ac, alza la testa e afferma che se alle donne viene fatto amministrare il bilancio domestico esse sono in grado di amministrare anche l’erario e che, inoltre, utilizza il sesso quale mezzo di ricatto.

Oggi, dopo 2.500 anni dalle azioni di Lisistrata, sono le donne a subire ricatti sessuali, soprattutto sul lavoro…

Certamente, nel nuovo millennio, le giovani donne si affacciano sempre più alle professioni considerate “maschili” anche se in molti fanno ancora fatica ad utilizzare il termine femminile corrispondente, è difficile sentir dire avvocata, figuriamoci dire ingegnera.

Se le donne cercano di abbattere gli stereotipi, però, non si può dire altrettanto degli uomini che continuano a ricercare attività lavorative a loro storicamente rivolte. Troppo pochi sono i maestri e gli educatori e questo è sbagliato e stereotipato.

La risposta giusta sta nel ristabilire un equilibrio, così come si tenta di fare nei luoghi della politica favorendo la partecipazione delle donne, si dovrebbe spingere la partecipazione degli uomini, per esempio, nel mondo dell’educazione primaria.

Però, se nelle istituzioni si può e si deve intervenire con delle leggi, nel mondo del lavoro bisogna intervenire partendo da un’educazione alla effettiva parità genere per abbattere gli stereotipi.