Ieri ho scritto su FaceBook “Finalmente una donna alla presidenza del Senato, tentativi di sfondamento del soffitto di cristallo?!?” e si è scatenato il mondo, solo in pochi hanno compreso il mo intento e ho promesso che, con calma, avrei esplicitato.
Prima di scrivere ho letto e analizzato la mia frase e continuo a non comprendere i frantendimenti perché le parole hanno precisi significati…ma io sono un poco fissata con le parole, lo riconosco 😉
Con l’avverbio di tempo “Finalmente” tra l’ltro abbinato all’emoticon di soddisfazione volevo sottolineare una data speciale, un avvenimento che è epocale e che, probabilmente, sarà ricordato soprattutto per l’avvenimento che, nella frase, segue l’avverbio “una donna alla presidenza del Senato“.
Si tratta di un dato di fatto, di un avvenimento nuovo che, in quanto tale, è segno di un cambiamento, dell’infrazione di un pregiudizio a favore della parità.
Non ho detto di essere contenta per la scelta (ma non è su questo mio personale pensiero che mi voglio soffermare) ho solo sottolineato un cambiamento e, leggendo i commenti, prendo nota di come, ancora una volta, quando si parla di ruoli affidati alle donne si parla di “presentabilità”, “competenze” o di “asservimento”.
Chi mi conosce, o mi legge, sa bene come la penso su queste tematiche e quanto siano importanti per me determinati valori ma, ripeto, non ne voglio fare una questione personale.
La mia domanda è: perchè, soprattutto quando si parla di una donna, si tirano fuori questi argomenti? Perché non parliamo di “presentabilità”, “competenze” o di “asservimento” dei tanti uomini che decidono?!?
Il vero problema è che, erroneamente, misuriamo sempre gli altri sul nostro metro e non riusciamo a fare valutazioni neutre.
Ci sono donne e uomini che ritengono certe caratteristiche importanti ed altrettanti che se ne fregano altamente. Eppure, per la teoria dei numeri, dovremmo sapere che più persone concorono ad un ruolo e maggiore è la possibilità di scegliere.
Se ci fossero più donne a concorrere avremmo maggiore possibilità di scegliere quelle che ci piacciono di più e, da questo punto di vista, abbiamo avuto sempre fin troppi uomini tra cui scegliere per determinati ruoli eppure sono stati spesso impresentabili, incompetenti, asserviti.
Passiamo, poi, alla seconda parte della mia frase in cui cito il “soffitto di cristallo” metafora ormai ben conosciuta che indica situazioni in cui l’avanzamento di carriera viene impedito per discriminazioni.
In alcun commenti ho anche specificato in proposito e, comunque, ritengo che la parità vada ricercata nel qutidiano cogliendo l’eccezionalità di ciascuno. Se ci soffermiamo solo sulle competenze abbiamo una visione parziale…
Se “al potere” ci sono uomini mediamente mediocri la vera parità si raggungerà soltanto quando donne, ugualmente mediocri, siederanno negli stessi posti.
Le donne portano valore aggiunto a prescindere dalle loro competenze perché sono imprescindibilmente portatrici di valori che appartengono al loro genere e che gli uomini troppo spesso dimenticano o sottovalutano.
Tornando all’analisi del mio scritto vorrei anche sottolineare di aver parlato di “tentativi di sfondamento” e questo non equivale all’azione compiuta con successo. I tentativi posso, spesso, appartenere alla strategia o alla tattica ed essere pretestuosi e non finalizzati al reale raggiungimento dello scopo, non a caso il tutto si conclude con una “domanda esclamativa”.
Sono stata sufficieentemente esplicita? Spero di si altrimenti concedetemi un’ulteriore e definitiva sintesi: