L’ISTAT, nell’indagine sulla sicurezza dei cittadini (2015/2016) pubblicata il 18 febbraio scorso, rivela che in Italia il 43,6% delle donne fra i 14 e i 65 anni hanno subito, nel corso della vita, qualche forma di molestia sessuale e ad esse si somma il 18,8% di uomini che – per parità – hanno subito molestie sessuali.

Nel focus sulle Molestie e ricatti sessuali sul lavoro emerge che l’8,9% delle lavoratrici sono state oggetto di molestie sessuali e che il 7,5% delle donne, nel corso della loro vita lavorativa, sono state sottoposte a qualche tipo di ricatto sessuale per ottenere un lavoro o per mantenerlo o per ottenere progressioni nella loro carriera.

Il fenomeno appare particolarmente diffuso al Centro Italia con la percentuale che sale al 13,5% ma non sono disponibili dati regionali e tantomeno provinciali.

Dieci anni fa la Consigliera di Parità per la Provincia di Ascoli Piceno ha creato un precedente costituendosi parte civile a fianco di tre lavoratrici contro Giulio De Angelis, l’imprenditore che abusava sessualmente delle dipendenti e che è stato condannato, in via definitiva, a otto anni di reclusione.

Da allora continuano ad arrivare denunce di molestie sul lavoro come il caso della giovane mamma single a cui è stata proposta, in alternativa ad un contratto di lavoro, una “affettuosa relazione retribuita” o dell’operaia che doveva sfuggire alle volgarità del collega.

Ci sono stati approcci fisici abilmente stroncati sul nascere ma, soprattutto molestie verbali a base di linguaggio scurrile e volutamente provocatorio, doppi sensi e clima pesante.

Sappiamo, però, che questi casi rappresentano soltanto la punta di un iceberg perché le donne che denunciano sono circa il 19% e ciò succede sia per paura di perdere il posto di lavoro o di essere considerata “scomoda” ma anche perché non se ne percepisce la gravità, aspetto forse ancora più grave del fenomeno stesso.

Alla luce di questi scenari e sulla scorta dell’Accordo quadro sulle molestie e le violenze nei luoghi di lavoro sottoscritto a livello nazionale nel 2016 tra CGIL, CISL, UIL e Confindustria si è attivata la Consigliera di Parità per la Provincia di Ascoli Piceno per la sottoscrizione di un Accordo più ampio.

Il 15 marzo 2018 viene infatti sottoscritto un ACCORDO – aperto a successive adesioni – che coinvolge i sindacati confederali (CGIL, CISL e UIL) e le maggiori associazioni datoriali (Confindustria, Confcommercio e CNA) finalizzato alla promozione e adozione di una dichiarazione di non tollerabilità di comportamenti molesti o di violenza e all’elaborazione di procedure volte a prevenire, individuare e gestire i problemi derivanti da molestie e violenze nei luoghi di lavoro.

Punto di riferimento sarà la Consigliera di Parità provinciale che, ai sensi del D.Lgs. 196/2000 e successive modificazioni, è un pubblico ufficiale preposta ad intervenire, quale parte terza, nelle discriminazioni nei luoghi di lavoro tra le quali sono ricomprese molestie e molestie sessuali.