Discriminazione ai seggi?
Verso la conclusione di questa giornata in cui molti Italiani ed Italiane si sono recati a votare mi riaffaccio sui socialnetwork e scopro il rammarico/risentimeto e chi più ne ha più ne metta sul tema “file separate ai seggi tra uomini e donne” oppure “si deve andare a votare in coppia” o ancora “precedenza agli uomini o alle donne” oltre pessime battute sulle varianti delle preferenze sessuali che nulla hanno a che vedere con il genere.
In taluni casi ho commentato ma mi sembra di non averlo fatto abbasanza ed ecco qui un approfondimento e alcune considerazioni in merito.
Prima considerazione: ho raggiunto la maggiore età nel 1980 e non ho mai mancato una scadenza elettorale, referendum compresi, è fin dall’inizio ai seggi ho trovato due registri distinti, uno per gli uomini l’altro per le donne.
Già anni fa mi sono domandata come mai ed ho trovato la risposta nel D.P.R. n. 223/1967 che ha approvato il Testo Unico che disciplina la tenuta del registro dell’elettorato attivo. (La Legge originaria del 1947 distingueva in due registri, quello maschile e quello femminile).
Questa Legge, all’art. 5 prevede due liste distinte, una per gli uomini ed una per le donna con indcazione anche dell’eventuale cognome da sposata.
Probailmnte – eravamo nel 1967 – la scelta era stata dettata da esigenze di rilevazione statistica. La Legge quadro non è mai stata modificata da allora…
Essendoci ai seggi due registri distinti per genere le persone a votare sono sempre state invitate ad entrare divise per genere perché non è possibile tenere all’interno del seggio stesso persone in attesa.
Seconda considerazione: sono tante le persone che, da anni, non si recavano a votare, soprattutto tra qelle che hanno notato/criticato questi aspetti e che fino ad ora non se ne erano mai accorte.
Terza considerazione: quest’anno le operazioni di voto richiedevano attività più complesse al seggio a causa del “bollino di garanzia” e questo a portato a delle code a cui non eravamo molto abituati e, probabilmente, qualcuno ha pensato di organizzare il seggio con due code di attesa – divise per genere – perché facendo due code si riduceva l’intasamento nei corridoi e, considerata la logistica interna del seggio, la divisione per genere era la più ovvia.
In conclusione confermo che l’esistenza di due distinti registri mi ha incuriosita fin dall’inizio ma ho provveduto ad informarmi e che, pur essendo cambiare – dal 1967 ad oggi, òe sensibilità le leggi non si sono adeguate.
Considerando che solitamente il numero di votanti in una sezione elettorale non è pari tra uomini e donne e che se uno scrutatore non aveva votanti del sesso di cui aveva la lista stava fermo è normale che si siano create le code (risulta discriminante per coloro che in una sezione sono preponderanti), solitamente i cittadini donne sono più degli uomini e devo dire che nel mio caso le code di donne erano lunghe mentre, sarà un caso, non ho trovato code dove questa metodologia non era applicata; capisco che le operazioni di voto siano state quest’anno più complesse ma non vedo perché siano i votanti a doverne fare le spese, sicuramente non si può parlare di ottimizzazione delle risorse !!!! Questo potrebbe anche scoraggiare chi è in fila .