“L’espressione Violenza contro le donne significa ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata.”

Art 1 Dichiarazione ONU sull’eliminazione della violenza contro le donne

Dopo “il tutto” sentito in questo mese di novembre e dintorni mi sembrava necessario iniziare così, con una puntualizzazione.

Si abusa del discrimine di genere, ci si riempie la bocca d’inesattezze provocando danno su danno.

Picchiare una donna non è sempre violenza di genere, la lettura “di genere” avviene sulla base delle motivazioni o, meglio, della visione del soggetto che esercita la violenza.

I problemi sono fondamentalmente due: la violenza e le discriminazioni.

La modalità violenta è ormai predominante ed è raro assistere a relazioni equilibrate e paritarie in cui i toni, la gestualità ed il prossemico trasmettono una reale volontà di confronto e di crescita reciproca.

Nella vita di tutti i giorni e anche attraverso i media ci imbattiamo in relazioni violente e prevaricatrici n cui qualcuno vuole predominare su qualcun’altro e lo fa utilizzando modalità violente che innescano violenza sia in chi le subisce chee in chi le osserva.

Gli stereotipi e le precomprensioni innescano continue discriminazioni che nascono dalla presupponenza di valere più di qualcun altro, di poter guardare dall’alto in basso gli altri percependo la loro diversità in modo negativo e distruttivo.

Le discriminazioni possono essere di tanti tipi ma le più subdole sono quelle che nascono da differenze oggettive come il sesso, la razza o una disabilità che sono indipendenti dalla volontà soggetto che non ha scelto di nascere di un sesso o di una specifica razza o etnia e, tanto meno, di essere malato.

Ma la presunzione umana è tale da far ritenere una razza  un’etnia superiore di un’altra o un genere superiore all’altro e secoli di storia hanno sedimentato queste presunzioni.

La violenza si scatena sempre a causa di una discriminazione e perché chi la esercita conosce solo questa modalità di relazione che continua a perpetrare.

Ci sono persone malate, malate di violenza e di pregiudizi e che si relazionano in modo dicotomico e, anche se non sono la maggioranza, sono tante, troppe, ed è urgente scardinare questo meccanismo che sta intossicando la società.

Oggetto della violenza siamo potenzialmente tutti, ogni qualvolta ci troviamo in una situazione di debolezza e s’innesca una dinamica di prevaricazione.

La psicoterapeuta Antonella Baiocchi, ora Assessora al Comune di San Benedetto del Tronto, ha scritto molto su questo argomento nel suo intento di annullare l’analfabetismo psicologico e la cultura della prevaricazione. I suoi saggi divulgativi cominciano a dare i loro frutti e ne è testimone questo video registrato in occasione del Consiglio Regionale del 5 dicembre, dedicato al tema della violenza di genere, in cui il consigliere Piero Celani condivide queste teorie citandole.

Continuiamo a seminare perché cambiare il mondo è possibile, io ci credo!