Da molti anni l’11 ottobre mi torna in mente questa frase di Rita Levi Montalcini, “Se istruisci un bambino avrai un uomo istruito. Se istruisci una bambina avrai una donna, una famiglia e una società istruita”.

Sono sempre stata convinta della necessità di leggere come opportunità gli accadimenti della vita e così l’essere donne ed occuparsi, più degli uomini, di educazione dei figli, deve essere un’occasione per cambiare il mondo.

Non mi stancherò mai di ripeterlo: le questioni di genere sono di natura culturale, stratificate negli anni in una società governata da uomini che hanno imposto modelli comportamentali e di gestione.

Gli studi di genere,che in Italia continuano ad essere utilizzati a fatica, aiutano la lettura degli effetti diretti ed indiretti di scelte e programmazioni che non sono mai neutre per il loro impatto sociologico ed economico.

Gli studi di genere hanno portato all’introduzione, ormai oltre trent’anni fa, delle azioni positive che sono misure temporanee volte a ristabilire gli equilibri ma pochi ne conoscono il vero significato e si continua a fare fatica ad accettare, per esempio, le quote paragonandole a riserve indiane e ritenendo che abbiano l’intento di sminuire le donne.

La cosa più grave è che, in Italia, dopo oltre trent’anni ancora abbiamo bisogno di azioni positive e scarsi sono i frutti che ne raccogliamo.

Eppure tutti gli studi ce lo confermano, le donne possono solo portare ricchezza – culturale, intellettuale ed economica – al mondo intero.

L’11 ottobre si riflette sull’investimento di genere che deve essere fatto a partire dalle giovani generazioni che devono crescere con nuove consapevolezze, educate al rispetto reciproco.

Questa è l’unica strada percorribile per costruire una società equa e paritaria e libera dagli stereotipi per le donne e, quindi, per tutti.