In questi giorni sono stati diffusi i dati ISTAT sul lavoro ma anche altre ricerche ed indagini in materia.

In estrema sintesi la notizia è che in Italia aumentano gli occupati per effetto della diminuzione di quanti sono in cerca di un’occupazione, aumenta la platea di coloro che sono scoraggiati.

Per le donne la situazione continua ad essere più critica.

L’atro giorno abbiamo saputo che uno studio dell’Osservatorio Statistico dei consulenti del lavoro sancisce che nella città delle Cento Torri lo stipendio medio mensile è il più basso d’Italia e si ferma a € 925 ossia un terzo in meno che a Bolzano dove si registrano gli stipendi medi più alti.

Se pensiamo che le donne, nel nostro territorio come in tutta Italia, guadagnano circa un 20% in meno dei colleghi uomini con stesse qualifiche e stessi contratti la situazione è ancora più preoccupante.

Cosa fanno allora le donne nel nostro territorio oltre, naturalmente, a farsi cari colle attività domestiche e di cura?

Ce lo dice la CNA della Provincia di Ascoli Piceno: nel 2016, nella provincia, un nuovo record con il 24,29 per cento delle piccole e medie imprese artigiane e commerciali sono guidate da una donna o hanno donne nella compagine societaria: sono cresciute del 23,5% negli ultimi sei anni.

Dunque le donne sono pronte a reinventarsi e a crearsi il lavoro che non c’è ma, com’è noto, la tendenza delle imprese al femminile è quella di una propensione al rischio più contenuta il che significa spesso dimensioni d’impresa minori (e quindi minori margini di guadagno) ma più solidità nel tempo.

Cinque anni fa la Banca d’Italia disse chiaramente che se l’occupazione femminile in Italia raggiungesse il 60% (come da impegni presi a Lisbona), il PIL italiano crescerebbe del 7% ossia che per ogni 100 donne che lavorano si creerebbero 15 posti di lavoro aggiuntivi nel settore dei servizi.

Eppure la povertà continua ad essere donna e i servizi indispensabili per sostenere le donne che lavorano sono carenti.

Le donne continuano a farsi carico delle attività domestiche e di cura molto più degli uomini e a guadagnare di meno.

Tutti scrivono “buon 1° maggio a tutti” o anche “1° maggio festa dei lavoratori”.

Allora, che sia un 1° maggio FESTA DELLE LAVORATRICI!