La giornata del 21 marzo, oltre ad iniziare ufficialmente la primavera (in realtà per effetto dello spostamento che subisce l’asse terrestre l’equinozio 2017 era anticipato a ieri 20 marzo) evoca in ciascuno di noi pensieri e riflessioni diverse.

A me ha sempre evocato la libertà manifestata da una natura che si risveglia malgrado tutto e tutti anche nei luoghi martoriati dalle guerre o colpiti duramente dalla recente stagione di terremoti e maltempo.

La libertà così come ce la presenta la natura, senza distinzioni di genere, razze o credo, in cui ciascuno svolge alacremente e con gioia il proprio ruolo consapevoli che tutti insieme si può raggiungere un obiettivo perché “libertà è partecipazione”.

Il 21 marzo è la giornata internazionale sulla sindrome di down, tanto diffusa e ancora troppo poco conosciuta vissuta ancora come una malattia – mentre malattia non è – ed ennesimo pretesto per prevaricare e discriminare.

Il 21 marzo è la giornata internazionale della poesia sostenuta dall’UNESCO e pensata per farci continuare a riflettere, sognare ed esprimere i nostri sentimenti. Una pratica che si sta sottovalutando e che potrebbe veramente aiutarci in un benefico cambiamento.

Il 21 marzo, in Italia, si ricordano tutte le vittime di mafia con le iniziative di LIBERA che, in rete con molte associazioni si batte per costruire un mondo migliore vissuto da persone informate e consapevoli.

Dal 1996 si celebra la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, perché nel giorno di risveglio della natura si rinnovi la primavera della verità e della giustizia sociale.

Ciascuno di questi argomenti meriterebbe un approfondimento ad hoc, e non è escluso che lo faccia, ma oggi il mio pensiero nasce da un’ammissione…

L’idea di scrivere il breve saggio Chi ha paura del gender?  mi venne dopo un incontro che suscitò tante richieste di chiarezza. Un incontro in cui veniva strumentalizzato il gender per promuovere una scuola parentale quale unico strumento di difesa dalle influenze esterne. Una proposta formativa, quindi, che propone chiusura e che mi ha molto preoccupata.

Oggi, 21 marzo 2017, viene presentata una scuola parentale che, invece, mi piace molto perché lancia un messaggio di apertura e di libertà.

Si tratta del progetto dell’Associazione di promozione culturale IL POZZO NEL DESERTO in Contrada Montevarino, 1 – 60020 Agugliano (AN) il cui presidente è Giovanni Varagona, pedagogista e docente universitario nonché counselor della gestalt.

Questa due scuole parentali, quella raccontata nell’incontro di cui sopra e questa di cui vi parlo oggi, pur essendo molto diverse hanno in comune un aspetto, il punto di partenza: in entrambi casi fanno riferimento ad un sacerdote…

Oggi viene presentata la scuola POZZI E POZZANGHERE che si basa sulla costruzione di relazioni solide e formative dove gli adulti sono compagni di strada che mettono a disposizione la propria storia e le proprie competenze ma sanno mantenersi in ascolto di bambini e ragazzi in uno scambio continuo di affetto e informazioni.

Una scuola a misura di donna e di uomo prototipo di relazioni tra le persone volte alla collaborazione e al riconoscimento reciproco, alla libertà personale che si alimenta con l’incontro fecondo con gli altri e che, si rivolge ai bambini (dai 3 ai 5 anni) ma anche e soprattutto alle loro famiglie proponendo un’esperienza educativa fondata su: apprendimento cooperativo e sereno, autonomia, contatto con la natura, cura delle emozioni e la partecipazione delle famiglie

Insomma, una vera e propria scuola di libertà perfetta per il 21 marzo!