Pensate a una vacanza.
I soldi messi da parte, la scelta di un posto bello.
Le valigie, la festa della partenza.
Pensate a una vacanza.
L’euforia di un viaggio, sorrisi, aspettative. L’accoglienza in albergo, le stanze.
E fuori, fiocchi di neve che scendono dolci, buoni, bambini, appena smette usciamo.
Una vacanza.
Musica soffusa, la colazione, sguardi dalle finestre. Che bel paesaggio, sembra ancora Natale. Appena smette usciamo, vedrete, tra poco.
Ma non smette.
Scende, scende ancora. Si alza il vento, i fiocchi spessi e pesanti si agitano, schiaffeggiano i vetri. Più forte è, prima smette.
Ma non smette.
La terra ha un brivido, ne ha un altro.
Il freddo.
Vedrete, tra poco smette. E magari ce ne andiamo, forse è meglio.
Questa è stata forte.
Questa ancora di più, polvere dal soffitto, cade un piatto, ne cade un altro, le ante dei mobili si aprono da sole.
La luce va e viene, la televisione dice che ci sono paesi isolati. Mamma, ho paura. Ma quando smette?
Tra poco, vedrete.
Smette e partiamo.
Un altro brivido della terra, i fiocchi non si vedono neanche più, un muro bianco davanti alla finestra, mai così, non è mai stato così, non ne abbiamo mai vista tanta. Saranno due metri, tre, quattro.
Andiamo via, col terremoto non si sta dentro, ma con la neve così alta non si esce, congeleremmo subito.
Chiamate, chiamate qualcuno, ci vengano a prendere.
Ma come, con le strade così? Un elicottero, magari; ma con questo vento, con questa neve, impossibile.
La luce se ne va e non torna più.
Un alito freddo anche dentro.
Finirà, vedrete.
Finirà.
Ci verranno a prendere, in qualche modo.
Basta solo aspettare un po’.
L’ultimo brivido della terra, l’ultimo sussulto della neve che nessuno più vede, troppo alto il muro bianco davanti alla finestra.
La montagna si stacca e comincia a correre, portandosi dietro alberi e rocce e neve.
Mamma, dove sei?