Giovedì 3 febbraio il Presidente Mattarella, nel suo discorso alle Camere riunite e ai grandi elettori ha ribadito in più passaggi il tema della parità e l’urgenza di superare le situazioni discriminanti ricordando che “le disuguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita, sono piuttosto il freno di ogni prospettiva reale di crescita”.

Giovedì 3 febbraio gli uomini della giunta Acquaroli, nelle Marche, si vedevano notificare il ricorso in appello al Consiglio di Stato, promosso da me e altre/i 61, per l ‘annullamento o riforma della sentenza del TAR Marche n. 557/2021 del 23 giugno scorso secondo la quale è sufficiente “garantire la rappresentanza di entrambi i sessi” nella composizione della giunta.

Giovedì 3 febbraio mi sono incontrata con Monica Acciarri (la nuova Consigliera di Parità regionale) per il passaggio di consegne dopo la definizione delle incombenze amministrative relative alla fine del mandato che mi ha visto, negli ultimi mesi, impegnata nel rispetto dell’equilibrio di genere nelle giunte comunali, anche quelle dei comuni più piccoli.

Continuo a constatare quanto sia fondamentale lavorare sulla consapevolezza di donne ed uomini affinché la democrazia si realizzi pienamente con l’apporto paritario di entrambi i generi perché portatori di valori e visioni del mondo complementari.

Questa urgenza è stata ribadita sui media anche oggi nell’intervista rilasciata da Giuliano Amato, Presidente della Corte Ccostituzionale, che riprende una delle urgenze sottolineate da Mattarella, quella relativa alla “emancipazione e uguaglianza di tutte (le donne)”.

Nell’intervista Amato evidenzia quanto sia importante avere ai vertici persone che siano femministe ossia attente alle tematiche del femminile esattamente in linea con la mia richiesta nel precedente post e, guardando alle candidature direi che è andata bene se pensiamo che ci avevano fatto proposte tutt’altro che femministe come Berlusconi, Alberti (Casellati è il marito), Casini o Brichetto Arnaboldi (Moratti era il marito).

La presentazione dell’appello al Consiglio di Stato vorrei che era sottolineare che si trattava di un atto dovuto soprattutto perché la sentenza del TAR Marche è parziale e di parte mentre il quadro legislativo è chiaro e deve essere rispettato.

Le leggi italiane, a partire dalla Costituzione, garantiscono la “pari dignità” e non la semplice rappresentanza. In tali leggi così come nello statuto della Regione Marche non si parla di “presenza” a proposito della partecipazione femminile ma, sempre, sempre di “parità”, “pari opportunità”, “equilibrio”, “democrazia paritaria” e, come equivalente, “rappresentanza”.

Perfino il TUEL (comma 2 art. 46) indica come, nelle composizioni delle giunte, le nomine devono avvenire “nel rispetto del principio di pari opportunità tra donne e uomini”.

Alla presentazione dell’appello hanno concorso, oltre alle cittadine ed ai cittadini che lo hanno sottoscritto, molte realtà sociali e politiche ed ora, che le carte sono state scoperte, è il momento di alzare la voce, di far risuonare l’appello.

Chiedo di manifestare il vostro appoggio condividendo la notizia e rilanciandola perché il tema della parità e della democrazia paritaria è urgente per tutte le donne e tutti gli uomini, anche per coloro che non ne comprendono l’importanza.

Per concludere delle richieste:

  • Non parlate di quote ed il perché l’ho già spiegato qui.
  • Non scadete nello stereotipo del rosa (e dell’azzurro) perché si tratat soltanto di una invenzione del marketing e della moda degli ultimi 80 anni.
  • Fate sempre attenzione a quello che dite perché le parole sono importanti! (e qui non vi metto fonbti perché è un discorso che hpo già fatto tante volte e non mi stancherò mai di fare).