Lo strano caso del buon Samaritano di Dino Pirri è il primo libro che ho letto in questa estate.
Per me estate significa poter leggere e così è sempre stato con una pausa nel 2020 in cui ero in altre letture e faccende affaccendata.
In questa estate 2021 la pila dei libri è già lunga, per lo più scritti di amici e amiche (o acquistato da uno dei miei uomini) e sono già tre quelli letti…
Decido, così, d’inaugurare una nuova rubrica ossia Letti per me…e per voi dando il mio personalissimo punto di vista e cominciando rigorosamente in ordine temporale.
Comincio dicendovi che Dino Pirri è un mio amico sacerdote coetaneo di mia sorella piccola (dieci anni meno di me) con cui condivido la data del 2 maggio (il mio compleanno e la sua ordinazione) e con cui ho fatto diversi pezzi di strada insieme in AGESCI quando l’ho utlizzato come Assistente soprattutto negli eventi formativi che ho gestito.
Dino è molto seguito sui social, in particolare su Twitter, e vi invito ad andare a vedere cosa cinguetta e che reazioni suscita.
Il libro è un racconto – scritto durante la prima chiusura per Covid – con molte note autobiografiche e che parte dalla parabola del buon Samaritano per spiegare la fede.
La mia prima reazione durante la lettura è stata “bene, posso dire di conoscere bene Dino” perché ho ritrovato molto di lui e del suo modo di ironizzare e rendere facili alcuni concetti.
Poi mi sono inevitabilmente ritrovata in alcuni aspetti, in particolare quando parla di Marta ricordando anche discorsi fatti in proposito, non solo con lui, pensando al mio efficentismo ed interventismo.
Un libro ben costruito e realmente per tutte e tutti, anche per coloro che mostrano scetticismo e che affermano di non avere fede.