Suonare in caso di tristezza, dialogo sulla scuola e sulla democrazia è il settimo (e per ora ultimo) libro dell’estate di cui voglio parlarvi (ho ancora altro sul comodino ma le letture e gli scritti per gli altri stanno già riprendendo il sopravvento).

Anche questo un libro di un amico, Peppino Buondonno, scritto in dialogo con un Giuseppe Bagni (detto Beppe) che mi piacerebbe tanto conoscere.

Ho conosciuto Peppino quando era assessore alla cultura della Provincia di Fermo ma il nostro reale incontro è relativo alla nascita del movimento Dipende da Noi ed abbiamo trovato, da subito, molte affinità sfociate in stima reciproca come testimonia la bella dedica che ho sulla mia copia del libro.

I due autori hanno in comune, oltre al nome, la professione (docenti di scuola superiore) e la passione per la politica e per l’insegnamento condita da una grande attenzione verso le ragazze e i ragazzi con cui si confrontano. Li differerenziano i campi d’insegnamentio e il diminutivo: Peppino (Buondommo) docente di lettere e Beppe (Bagni) docente di chimica.

Il libro, molto scorrevole e piacevole da leggere tutto d’un fiato ma anche da meditare lungamente, è la trascrizione fedele di uno scambio di mail iniziato circa due anni fa (pre-pandemia) in cui si confrontano sulla scuola di cui sono osservatori attenti ed appassionati.

Il taglio dei rispettivi interventi, mai distanti da loro e – nel contempo – mai coincidenti, è molto interessante e rspecchia sia la matrice culturale e professionale di Beppe e Peppino che la loro differenza di età (un decennio) e delle conseguenti esperienze dirette, offrendo molteplici spunti di riflessione.

Ho iniziato a leggere con la consapevolezza di essere vicina alle posizioni Peppino avendone subito la conferma e poi, a mano a mano, mi sono ritrovata più vicina a Beppe (per questo voglio conoscerlo appena possibile) e questo confronto mi ha molto arricchita e confermati pensieri e intuizioni maturate nei tanti anni in cui ho svolto un ruolo, volontario, di educatrice e formatrice con bambine e bambini, adolescenti e giovani, educatrici ed educatori.

Durante la lettura, da madre di un ventenne che s’interroga molto sul futuro, mi sono sorpresa spesso a pensare come sarebbe stato diverso e migliore il percorso scolastico di mio figlio se avesse avuto gli autori come insegnanti.

Un libro che ridà speranza sulla scuola e che analizza in profondità il problema, assolutamente consigliato a tutte le persone – genitori, docenti o discenti – che gravitano intorno a questo modo e che voglio rendere la scuola un luogo di democrazia capace di sostenere il futoro delle nuove generazioni e, con esse, della società.