La vita lucida. Un dialogo su potere, pandemia e liberazione è l’ultima opera di Paolo Bartolini ed anche il libro che ho finito di leggere in questi primi e caldi giorni di agosto.

Paolo Bartolini è un analista filosofo che ha scritto, in forma di dialogo, con il sociologo economico Lelio Demichelis profonde riflessioni sul periodo che stiamo vivendo a cui si aggiunge una interessante postfazione del filosofo e psicoterapeuta Migel Benasayag.

Posso parlarvi del’autore mio amico, di Paolo Bartolini che da quasi due anni conosco attraverso i suoi scritti, puntuali, riflessivi e coinvolgenti, che hanno rappresentato – all’inizio – i post di contenuto sulla pagina FB del movimento Dipende da Noi e che poi, nel sitom sono diventati una rubrica di parole della trasform-azione che scandisce il nostro tempo e che vi esorto a seguire.

Paolo è una persona molto profonda e complessa, capace di grande sintesi e chiarezza e che stimo molto.

Il libro, scritto in forma di dialogo, descrive in modo lucido e apparentemente spietato la società in cui siamo immersi ccon precisi riferimenti al tecno-capitalismo invitandoci a sfuggirne riscoprendo il potere delle idee e ritrovando la nostra forza interiore alla ricerca di nuovi equilibri trasformativi.

La spinta che si riceve (che io ho ricevuto) è quella di andare oltre il contingente a favore di un impegno costante nelle relazioni e, in particolare, nelle relazioni di cura che vanno intessute con pazienza (qui torna il mio filo rosso di quest’estate) per agire una trasformazione che rimetta al centro le donne e gli uomini.

I temi che mi hanno fatto maggiormente riflettere, e sui quali mi sono soffermata, sono quella in cui si parla dell’essere imprenditori di se’ stessi e del dirompente utilizzo delle tecnologie.

Le mie riflessioni nascono dal mio vissuto poichè, tra gli argomenti delle mie attività di formatrice, ci sono l’autoimprenditorialità e il marketing di se‘ che, apparentemente, sono in netto contrasto con quanto letto se non fosse per il mio approccio che ha sempre rimesso al centro la presona, il contenuto, ciò che siamo e che vogliamo restituire a chi ci circonda e non le aspettative di successo.

E, ancora, io sono una grande utilizzatrice delle tecnologie, dei social e di tutto ciò che il tecno-capitalismo produce ma, ad eccezione dei momenti di stanca, riesco a non farmi sopraffate, cerco di utilizzare gli strumenti e non di farmi sopraffare. Cerco di utilizzare i social e ciò che li circonda per fare divulgazione convinta e guardando ai contenuti. Coiome mi fecero notare una volta io, nello scrivere post e messaggi whatsapp, sono anacronistica e guardo alla punteggiatura.

Sono certa che la lettura di questo libro, del quale voglio organizzare sicuramente una presentazione, potrà aprire nuovi spiragli e nuove prospettive di trasformazione.