A età marzo scrivevo questo post “per un figlio…” ed ora sono ancora più basita e preoccupata.

La mia preoccupazione va oltre e mi fa pensare che non abbiamo capito niente e che, soprattutto, non stiamo insegnando.

Mi spiego e, per farlo, v’invito a leggere questa notizia apparsa oggi  su “il Resto del Carlino online” alla cronaca di Ascoli Piceno, la città in cui vivo e che, più di ogni altra vorrei fosse migliore!

La notizia non di un compito suggerito  o compito, la notizia è che chi suggerisce il compito non solo è la madre ma, anche e soprattutto, una docente della scuola, della stessa scuola in cui si svolgono gli esami.

Cosa avrà mai pensato questa donna nel compiere un tale gesto?

Come pensa di poter essere una testimone per suo figlio e per i figli che le sono affidati a scuola?

Qual’è il messaggio?

Educare (dal latino: fuori e duco condurre) significa guidare fuori, sviluppare e affinare con l’insegnamento.

L’educazione non è l’insegnamento che forgia e foggia, di sapore ottocentesco: l’educazione trae dalla persona ciò che ha da sviluppare di autentico, di proprio.

L’educato è chi conosce il valore delle cose nella propria vita, chi è in grado di esprimersi nel riguardo di questo valore – non secondo leggi esterne imposte, ma secondo leggi morali e culturali che con l’educazione hanno iniziato a respirare scaturendo dal profondo della persona, espressioni del bambino che maturano conoscendo il mondo, espressioni dell’adolescente che inizia a fare i conti con sé stesso e con gli altri, espressioni dell’uomo capace di apprendere ed asserire.

A cosa stava  educando quella madre che, per lavoro, deve educare?!?