Coopetizione ossia fare insieme per raggiungere un obiettivo comune.
Un concetto mutuato dall’inglese che ha preso piede tra le Aziende che hanno capito l’importanza del consorziarsi e perseguire insieme un obiettivo.
Un concetto che già esisteva e che si annida, per esempio, nel meccanismo delle Lobby che tutelano gli interessi di gruppi che, insieme, vogliono raggiungere uno scopo comune.
Purtroppo, ogni volta che illustro il concetto di coopetizione e cerco di farlo applicare alle persone mi ricordo le facce perplesse delle mie allieve in più edizioni di un percorso finalizzato alla partecipazione sociale, economica e politica delle donne.
In verità le perplessità venivano sollevate su due diversi ambiti: il marketing applicato a se’ e alla politica e, appunto, le tecniche di lobby.
Perché c’è chi ancora si scandalizza difronte a questi argomenti? Perché leggiamo sempre e solo in accezione negativa certe affermazioni?
Quando propongo il marketing di se’ come strumento per definire una propria fisionomia e posizione devo sempre prevenire osservazioni circa la mercificazione delle persone….ma la vita e le relazioni sono fatte di scambio reciproco!
Quando proponiamo le tecniche di lobby come strumento, attivo e passivo, che indirizza le scelte politiche e strategiche colgo rigidità da parte di chi pensasi debba essere avulsi da qualsiasi condizionamento….ma non viviamo in una sfera di cristallo isolati da tutto o da tutti!
Parliamo, allora, di coopetizione perché è un termine che sembra più accettabile (forse perché ha assonanza con la cooperazione che è sempre vissuta come positiva) e proviamo a ragionare di questa.
Immaginiamo una società in cui gli obiettivi principali sono condivisi ed in cui tutti collaborano per raggiungerli, dove si annientano le sperequazioni e si cammina insieme lungo un percorso comune e condiviso.
In famiglia la coopetizione esiste…finalizzata alla costruzione della famiglia e all’educazione dei figli e, spesso, chi detiene le fila di tutto ciò sono le mamme.
A scuola la coopetizione esiste…finalizzata allo svolgersi di un programma didattico per l’educazione di una classe e, spesso, la maggioranza degli attori coinvolti sono le docenti.
Le donne, quindi, sono già abituate alla coopetizione ma non se ne sono accorte. Quelle che, invece, ne sono consapevoli giocano a creare rivalità e competizione con le altre donne per trarle in inganno.
Allora rimbocchiamoci le maniche e smettiamo di fare le bambine, diventiamo adulte e lavoriamo insieme per cambiare le nostre vite, la coopetizione è possibile!