Premessa

Le Consigliere di Parità sono figure tecniche nominate dal Ministero del Lavoro presso i territori (nazionale, regioni, provincie, città metropolitane) che, nella loro funzione sono pubblici ufficiali che si occupano di discriminazioni di genere nei luoghi di lavoro sia in ottica preventiva e progettuale che intervenendo, direttamente o indirettamente nei casi che si presentano.

In particolare le Consigliere di Parità regionali, insieme alla nazionale, hanno competenza in materia di discriminazioni collettive, nella raccolta e vigilanza sui rapporti biennali sul personale (aziende con più di 100 dipendenti) e nella verifica del rispetto dell’equilibrio di genere nelle commissioni di concorso nelle Pubbliche Amministrazioni.

Eccomi a fare il punto dopo dieci anni da Consigliera di Parità per la Regione Marche tra tempo dei mandati (per Legge 4 anni + 4 anni) oltre ai periodi di prorogatio di cui 7 mesi tra i due mandati e un anno dopo la fine del secondo.

In realtà il mio mandato non è finito per due motivi:

  • La Regione Marche deve ancora avviare la procedura di designazione per poi inoltrarla al Ministero del Lavoro per la valutazione del curriculum e la nomina. Il ruolo di Consigliera di Parità è tecnico ed anche fiduciario, la scadenza del mio mandato (il 14 aprile 2020) rischiava di rientrare nello spoil system ed immagino che questo possa essere stato un motivo per il quale la precedente giunta regionale non ha designato la sostituzione lo scorso anno.
  • L’articolo 14 della Legge 198/2006 stabilisce la regola della prorogatio ossia l’impegno delle Consigliere di Parità a continuare a svolgere le loro funzioni fino alle nuove nomine.

L’inizio del mio mandato è stato faticoso (designazione 14 febbraio 2011 – nomina 23 settembre 2011) perché, di fatto, sono stata coinvolta subito dopo essere stata designata senza, però, una nomina ufficiale. La Consigliera di Parità era collocata presso il servizio Pari Opportunità.

Nel corso del 2011, inoltre, c’è stato un cambiamento di Assessora di riferimento (da Moroder a Giannini) e il passaggio tra ben tre diversi uffici amministrativi.

Il mio primo proposito è stato quello di costruire una rete regionale, avevo sentito la mancanza di un coordinamento durante il mio mandato come Consigliera di Parità provinciale (ad Ascoli Piceno dal 2001) e ciò investito anche risorse del fondo residuo a mia disposizione realizzando dei materiali promozionali e promuovendo un ciclo d’incontri oltre a creare un blog multiutente.

Dopo un anno, purtroppo, gli individualismi hanno preso il sopravvento.

Nel 2012 mi sono confrontata con la prima scadenza del rapporto biennale sul personale che è obbligatorio per le Aziende con più di 100 dipendenti. Malgrado esistesse un software condiviso in altre Regioni la raccolta, nelle Marche era sempre avvenuta esclusivamente in forma cartacea e così è stato anche per quella scadenza.

Nel mese di luglio la Regione ha emanato la Legge Regionale n. 23 ad integrazione sulle politiche di genere e nella quale erano contenute diverse indicazioni in coerenza con i compiti della Consigliera di Parità e si sarebbero potete attivare diverse iniziative che, invece, sono naufragate nel tempo.

Nel 2013 c’è stato un nuovo cambio di Assessora alle Pari Opportunità (Giorgi) ed è stato sempre più difficile essere coinvolta nella fase progettuali di diversi interventi.

Dopo l’estate ho avviato incontri e verifiche nel comparto sanità per individuare ruoli e competenze tra il livello regionale ASUR e quello provinciale delle Aree Vaste che non era mai stato chiarito e che è alla base delle sperequazioni di trattamento all’interno di una stessa azienda regionale che ricade su più territori.

Nel 2014 il legislatore ha assegnato alle Consigliere di Parità regionali un’ulteriore mansione ossia la vigilanza (art. 5 della Legge 215/12) sulla composizione delle Commissioni di concorso nelle Pubbliche Amministrazioni.

Ho predisposto una procedura – che è stata adottata a livello nazionale – coinvolgendo anche le Consigliere di Parità provinciali che vigilano sulla predisposizione dei Piani di Azioni Positive triennali che, nelle Pubbliche Amministrazioni sono indispensabili, tra l’altro, per poter assumere anche le categorie protette.

Nel 2015, grazie al riuso del software ottenuto dalla Regione Emilia-Romagna, il rapporto biennale sul personale è stato gestito online ed è stato sottoscritto un accordo con l’IRES Marche CGIL (24 aprile 2015) per la rielaborazione dei dati e la loro restituzione in un momento pubblico. L’accordo è stato aggiornato il 1° luglio 2016 per 3 +3 anni.

Sempre durante il 2015 la Consigliera di Parità di Macerata, scaduto il suo mandato, si è dimessa e l’Amministrazione Provinciale non ha ancora attivato le procedure per la nuova nomina della Consigliera di Parità.

Mi sono occupata delle pratiche in sospeso e, a chiamata, mi faccio carico da allora delle pratiche su quel territorio.

Il 2016 è stato l’anno del cambio della giunta regionale e, anche del rinnovo di mandato.

È stata nominata con me la prof.ssa Patrizia David con cui ho collaborato per un anno e mezzo (nomina del 14 aprile 2016 e sue dimissioni il 23 novembre 2017).

Siamo riuscite ad ottenere la giusta collocazione delle Consigliere di Parità ossia presso l’Assessorato al Lavoro ma ci hanno assegnato (solo formalmente) un ufficio presso il Consiglio Regionale. La nostra richiesta era di essere considerate a tutti gli effetti organismi di garanzia autonomi (come dice la legge e quindi presso il Consiglio Regionale) oppure in staff alla presidenza della Regione Marche o, in subordine, presso l’Assessorato al Lavoro.

Abbiamo ottenuto un ibrido senza che a questo sia succeduta, nel tempo, una qualsiasi occasione di collaborazione reale e fattiva.

Nel 2017 ci sono state le amministrative in parte dei comuni della Regione e ci siamo trovate a dover interloquire con tre Sindaci neoeletti che, nel nominare la Giunta, non rispettavano l’equilibrio di genere. In due casi siamo divenute ad una soluzione entro i limiti delle nostre competenze in caso di discriminazioni di genere collettive (art. 37 della Legge 198/2006 – piano di rimozione) mentre per l’Amministrazione Comunale di Civitanova abbiamo dovuto presentare ricorso al TAR Marche ottenendo la rimodulazione della Giunta attendendo l’ulteriore discussione nel merito avendo chiesto un risarcimento danni.

Nel 2018, dopo due anni di incontri, in collaborazione con l’assessorato Bora (l’unico con cui, in questi dieci anni, ho avuto una concreta e fattiva collaborazione) è stato istituito il Tavolo regionale per le statistiche di genere (DGR n. 256 dell’11 marzo 2019) con la collaborazione dei Sindacati Confederali, dell’ISTAT e dell’Università di Urbino.

Nel 2019 c’è stata un’ampia tornata elettorale nelle Marche e sono riuscita a contattare in via preventiva tutti i neo-eletti Sindaci evitando, così, di dover intervenire direttamente per il rispetto dell’equilibrio di genere e ottenendo un’ampia collaborazione in particolare dalle piccole Amministrazioni Comunali che si sono dimostrate molto sensibili all’argomento.

Il 2020 è stato caratterizzato dalla pandemia che ha modificato il modo di la

vorare scoprendo lo smartworking e proponendo, invece, nella maggioranza dei casi del telelavoro.

Anche le richieste pervenute sono state di natura diverso come per il mancato rispetto delle indicazioni dei DPCM e questo anche nei confronti di quelle categorie di lavoratrici e lavoratori che non avevano contemplato tra i rischi quelli di contagio.

Inoltre l’anno appena trascorso è stato caratterizzato dal rinnovo del Consiglio regionale e dal mancato equilibrio di genere nella Giunta contro il quale, insieme ad altre/i 61 firmatarie/i ho presentato ricorso al TAR nel mese di dicembre.

Il 10 febbraio 2021 si è svolta la prima udienza in cui non è stata concessa la sospensiva entrando, però, già nel merito poiché la sospensiva non è stata concesso a causa dell’emergenza pandemica e l’udienza per il merito è stata fissata per fine giugno e si discuterà nel merito.

Intanto nuovi ricorsi sullo stesso tema stanno partendo in Italia, in particolare in Sicilia che, tra l’altro, è Regione a statuto speciale.

Per chi è amante dei numeri eccone alcuni.

Nell’ultimo decennio (2011/2020) sono stati gestite, nelle Marche, n. 60 vertenze collettive di cui n. 8 relative ad Aziende private e n. 52 a Pubbliche Amministrazioni o assimilate.

A queste vertenze si aggiungono, gestiti dalla Consigliera di Parità regionale, n. 55 casi individuali di cui n. 27 afferenti situazioni riconducibili alle vertenze collettive e n. 28 ricadenti nella Provincia di Macerata (negli ultimi 6 anni di vacanza del ruolo ossia nel periodo 2015/2020).

Purtroppo, non essendo riuscita a realizzare il coordinamento regionale con le Consigliere di Parità provinciali non ho un dato aggregato e complessivo.

Dispongo, però, dei dati della provincia di Ascoli Piceno e, in proporzione con la popolazione delle diverse province marchigiane, posso stimare che ogni anno, nelle Marche, sono circa 200 le lavoratrici e i lavoratori che si presentano negli uffici delle Consigliere di Parità per discriminazioni individuali.

Da questo dato emerge, inoltre, l’urgenza affinché venga nominata la Consigliera di Parità per la provincia di Macerata allo scopo di far emergere i casi che non sono riuscita ad intercettare.